Società

Sono socialista? Il manifesto della sinistra contemporanea.

Che vuol dire essere di sinistra oggi? Ha senso la distinzione tra destra e sinistra?

(Fonte Pixabay)

Questo articolo è ispirato da uno scritto di Keynes intitolato “Sono un liberale?”.

Sono socialista? Sono di sinistra? Ha senso essere di destra e di sinistra oggi? Cercherò di scoprirlo in questo articolo.

Da adolescente ero di destra (ma sempre destra sociale), in seguito mi sono sempre sentito di appartenere alla “sinistra”.

Per socialista non intendo il Partito Socialista Italiano, bensì un sinonimo di sinistra o social democratico, escludendo il Marxismo.

Secondo me, inoltre, essere di sinistra non vuol dire semplicemente aspirare alla giustizia sociale, perché questa è anche una caratteristica del pensiero cristiano (solo per rimanere in ambito occidentale). Rifuggo poi da altre definizioni quali “progressista”, “riformista”, perché mi richiamano alla mente le questioni del paragrafo successivo.

Progressisti e radical chic

A mio avviso, la sinistra in occidente, al giorno d’oggi, non esiste più. I partiti occidentali che in vario modo provengono dalla tradizione socialista o comunque da una visione di giustizia sociale di tipo laico, hanno deviato verso la rappresentanza di interessi capitalistici.

Il “Clintonismo”, il “Blairismo”, la terza via, o altre formule sono state cortine fumogene. La rappresentanza dei lavoratori è finita, così come le vere politiche di ridistribuzione del reddito e regolazione del mercato.

Alla fine dell’articolo, in appendice, ho inserito un filmato del filosofo Ermanno Bencivenga, che parla proprio degli attuali partiti di “sinistra”.

Come è potuto accadere? In realtà il socialismo è sempre stato teorizzato da borghesi, sin dall’inizio della sua storia e non senza una buona dose di utopia.

Il socialismo nasce con l’illuminismo, dove gli intellettuali già snobbavano il popolo.

Scrisse Diderot:

“Io scrivo solo per coloro con i quali avrei piacere di conversare. Le mie opere sono dirette ai filosofi; per quanto mi riguarda, non c’è nessun altro al mondo” (1)

E Voltaire non è da meno:

“È giusto che il popolo sia diretto, non educato; esso non merita l’educazione…Non è il lavoratore che si deve educare, ma il buon borghese, il commerciante.” (1)

Nel 1970, invece, il giornalista Tom Wolfe definì i radical chic come una casta di ricchi borghesi che per moda o per noia sostenevano apertamente le posizioni del marxismo-leninismo. (2)

Guarda caso, poco dopo la rivoluzione francese, il proletariato rimase disperato come prima, mentre i borghesi sostituirono i nobili nella catena di comando. Infatti, il secolo successivo fu quello delle grandi proteste operaie.

Per fortuna gli intellettuali borghesi non furono tutti degli snob e il socialismo poté sbocciare e diffondersi, ma la contraddizione tra gli ideali professati e i pensieri personali, fa parte del DNA socialista, tanto da meritare le critiche di Marx a suo tempo.

A mio avviso, nelle classi dirigenti dei partiti socialisti, questo atteggiamento intellettualoide e snob si è tramandato nel tempo ed è esploso alla fine degli anni 70, il periodo di maggior progresso dell’occidente, causando la crisi della rappresentanza.

Questo atteggiamento è stato favorito da una certa visione “modernista” della società, dove la scienza e la tecnica, in mano al grande capitale illuminato, rappresenta la via di una società che cresce e prospera.

Infatti, chi può stanziare tante risorse se non le grandi aziende, la finanza o lo stato? Ma lo stato è corrotto e inefficiente. Chi può garantire quindi efficienza senza sprechi? Solo il privato, il grande privato.

Non a caso questo era anche, almeno in parte, il pensiero di un grande socialista, Saint-Simon, che però puntava sulla redistribuzione. Dal socialismo al liberismo, il passo è stato breve: nuove convinzioni per diversi punti di vista. Per approfondimenti ti rimando al mio articolo Easy rider – libertà e paura (e neo-liberismo).

Il liberismo, l’ultima grande ideologia

Sono socialista? Non viviamo in un’epoca post-ideologica come vogliono farci credere, bensì in tempi molto, molto ideologizzati.

L’ideologia dominante è il liberismo. È sopravvissuto negli anni e ha soppiantato il comunismo e il nazismo e sarà l’ultima grande ideologia a morire. Non esiste più la destra e la sinistra, solo perché c’è solo il liberismo. E i programmi dei partiti politici si assomigliano tutti. Esiste soltanto il pensiero unico.

Il liberismo non è solo una teoria economica, bensì una teoria del tutto, così come il sociologo Luciano Gallino ha spiegato in modo magistrale nel filmato che inserisco in appendice.

La maggior parte dei paesi Ocse sperimenta disoccupazione strutturale. Le disuguaglianze tra ricchi e poveri sono aumentate a tutte le latitudini. Il pianeta è inquinato e in affanno. Le crisi finanziarie si susseguono sempre più forti. Sono socialista? Ha senso essere di sinistra?

Il ceto medio e la domanda aggregata

Per me, essere socialista significa, prima di tutto, capire che la classe media costituisce la vera forza di una società proiettata verso il progresso civile, valoriale e tecnico.

Infatti, un ricco non comprerà 10.000 paia di pantaloni tutti uguali, ma 10.000 persone con un reddito medio potranno farlo. Questo vuol dire che la fabbrica dei pantaloni può rimanere in piedi e di conseguenza la quantità e qualità della produzione industriale favorirà il progresso tecnico, che non sarà limitato solo alla domanda di beni di lusso.

In questo modo, la domanda di beni e servizi sarà maggiore e più capillare. Di conseguenza i soldi che circolano in modo casuale nell’economia, finiranno in mano a un numero più elevato di persone (ridistribuzione).

Tuttavia, un’ampia fascia media della popolazione è anche sindacalizzata. Questo è un problema per i grandi imprenditori, le multinazionali e la finanza. Le richieste salariali infatti fanno aumentare i prezzi e l’inflazione erode le grandi rendite finanziarie.

Inoltre, i sindacati forti mettono in discussione la leadership dei partiti politici. Esercitano su di loro pressione ed entrano in competizione per il consenso.

Insomma, il potere al popolo non piace a troppa gente che conta.

Hai capito adesso perché il modello social democratico che ha avuto molto spazio fino agli anni 70 e che ha portato progresso e benessere diffusi come mai prima è stato sabotato da Thatcher e Regan? Ci sono volute tante scuse pseudoscientifiche e socio-economiche, bombardamento mediatico a tappeto e demonizzazione continua del ruolo dello stato.

La socializzazione dei mezzi di produzione

Sono socialista? Pensarsi come tale significa riconoscere il ruolo essenziale e imprescindibile dalla socializzazione dei mezzi di produzione.

Il capitalismo cooperativo, realmente partecipativo, è la spina dorsale sulla quale poggia ogni ridistribuzione di ricchezza e ogni investimento degli utili di impresa, fuori da una logica di profitto finanziario, a vantaggio del lavoro.

Tuttavia anche questo aspetto può essere ispirato dal pensiero cristiano, quindi non è appannaggio della sola “sinistra”. In questo senso, non c’è quindi un’identità di sinistra definita ed esclusiva.

Dunque essere o meno di sinistra sarebbe solo una questione di fonti ispiratrici. È proprio così?

L’eredità del socialismo

Sono socialista? Ci sono state varie correnti nel socialismo, ma scelgo di non parlarne per non allungare troppo l’articolo. Nel suo complesso però, cosa ci lascia il socialismo? Io considero questi aspetti tra i più importanti. (3)

  • Attuare modelli cooperativi, non solo nella produzione.
  • Difendere le libertà civili e i diritti sociali.
  • Rifiuto delle disuguaglianze sociali, del potere e del benessere separato dal merito.
  • Rispettare la proprietà privata e l’iniziativa economica.
  • Coerenza tra azione e pensiero.
  • Fiducia nella perfettibilità umana.
  • Valorizzare la motivazione al posto del controllo.

Apprezzare le grandi opere, come le piccole virtù. Concludo indicando quella che secondo me è una sintesi moderna del socialismo.

Essere di sinistra oggi

Il comunismo si basa su una falsa sociologia, la dittatura del proletariato.

Il nazismo si basa su una falsa biologia, la superiorità della razza.

Il liberismo si basa su una falsa economia, la mano invisibile del mercato che tutto regola per il meglio.

Essere di sinistra oggi vuol dire, secondo me, avere la consapevolezza che l’individuo e la società sono collegati a filo doppio. Il liberismo si affida ad una forza esogena, di cui non è stata mai dimostrata l’esistenza: la mano invisibile del mercato (e non solo).

Il socialista moderno, al contrario, dovrebbe essere convinto della metafora organicistica della società ed essere un umanista. Egli dovrebbe affidarsi ad una visione endogena, che includa compiutezza di pensiero, sentimenti, e azione individuale e collettiva, con la conseguente comprensione delle responsabilità individuali e generali.

Il socialismo è laico, endogeno, quindi responsabilizzante e di conseguenza realistico e non utopistico. Il liberismo è esogeno, ideologico, utopistico, deresponsabilizzante, egoista e disgregante.

La visione cristiana di giustizia sociale è ispirata anche essa da una forza esogena all’uomo (Dio). Ispirata in senso positivo però. Il socialista invece è un umanista che pone l’uomo al centro.

Sono socialista?

Appendice – La sinistra e il liberismo

Il filosofo Ermanno Bencivenga e I partiti di “sinistra”:

UNA RIFONDAZIONE DELLA SINISTRA? – ERMANNO BENCIVENGA IN SPAZIO DI LIBERTÀ

Il sociologo Luciano Gallino e il liberismo come teoria del tutto:

Note

(1) “Mappa Mundi – Modelli di vita per una società senza orientamento” di Domenico De Masi, Edizioni Rizzoli, 2014, pagina 483.
(2) “Psicopatologia del radical chic – Narcisismo, livore e superiorità morale della sinistra progressista” di Roberto Giacomelli, Edizioni Passaggio al bosco, 2021, pagina 13.
(3) “Mappa Mundi – Modelli di vita per una società senza orientamento” di Domenico De Masi, Edizioni Rizzoli, 2014, pagine 537-538.

Bibliografia

“Mappa Mundi – Modelli di vita per una società senza orientamento” di Domenico De Masi, Edizioni Rizzoli, 2014.

“Psicopatologia del radical chic – Narcisismo, livore e superiorità morale della sinistra progressista” di Roberto Giacomelli, Edizioni Passaggio al bosco, 2021.